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Istanbul. Tra croce e mezzaluna

Sezione 1
Sezione 2
Palazzo Dolmabahçe
Mustafa Kemal Atatürk. 1930
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Io ho sempre avuto

una concezione paternalista della mia Turchia.
Il mio era un popolo immaturo che doveva essere guidato verso la democrazia... Eppure, quando esercitai il potere per la prima volta, la democrazia non veniva ancora praticata, questa era solo in prospettiva. Ho sempre pensato ad un'evoluzione della mia società, alla quale imposi molti cambiamenti secolari.


Uno dei più importanti fu indubbiamente l'oppressione del rapporto tra religione e stato; un rapporto indissolubile, che è sempre stato pianificato ed imposto dall'Islam. Quest'anno, il 1930, Costantinopoli ha cambiato il suo nome in uno nuovo: Istanbul. Le nuove generazioni, che oggi vivono in una Turchia repubblicana,
hanno ereditato diversi lussuosi palazzi, dall'Impero ottomano, il cui tramonto coincise con la fine della Grande Guerra. Uno di questi è il palazzo Dolmabahçe, che fu il principale centro amministrativo dell'Impero ottomano dalla metà dell'800 sin all'anno immediatamente antecedente al mio insediamento e venne fatto costruire per ordine del sultano Abdülmecid I.

Era tutta un'altra epoca, per la città e per la Turchia... Un'epoca che pare, ormai, lontana anni luce, grazie a tutto il mio operato. Ho avuto molti avversari; alcuni di questi li ho esclusi dal mio partito e persino incarcerati. Non posso certo dire d'essere andato per il sottile, innanzi al dissenso politico. Non volevo essere visto come un nemico dell'Islam, ma mi presentai come difensore della Turchia.

Sezione 3



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