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Gerusalemme. Popoli uniti nella preghiera

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Sezione 1
Sezione 2

Basilica del Santo Sepolcro, Esterno

Raja ibn Haywa. 637 d.C.

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Fui l'unico davanti al quale,

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il Patriarca Sonofrio di Gerusalemme, non rifiutò d'arrendersi,
dopo la conquista araba della città nel 637 d.C. Mi invitò a pregare al Santo Sepolcro, ma mi rifiutai; non potevo certo sporcare quell'altissimo luogo di culto, anche se di una religione diversa dalla mia, così mi inginocchiai fuori, sugli scalini. In quel punto fu costruita la prima Moschea che porta il mio nome. Quella che vedi oggi, è in un altro punto del luogo sacro,
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ma è sempre collocata all'interno della Città Vecchia, nel quartiere cristiano. Il minareto della moschea alto quindici metri, ha una funzione anche strategica. Si collega infatti con una linea ipotetica a quello della Moschea Al-Khanqah Al-Salahiyya, situata sul lato settentrionale della basilica del Santo Sepolcro. I due minareti sono molto simili e attraversano la Basilica,

quasi a trafiggerla, annullandone il potere sacro di luogo di riposo del Cristo. Infatti, secondo la tradizione della mia religione, l'Islam, fu Allah a trasportare fisicamente Gesù in paradiso. Pensiamo anche che non sia mai stato crocifisso e, quindi, non sia mai risorto. La moschea si trova in un intreccio di strade chiamato Muristan, che, dal II secolo d.C., ospita ospedali,

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ricoveri per gli indigenti e altre strutture di assistenza che, da centinaia d'anni, continuano a resistere.
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Sezione 3
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