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San Pietroburgo. Principesco sogno di ghiaccio

Palazzo d'Inverno
Pietro I "il Grande". 1682
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Da una delle tante finestre del Palazzo,

guardavo, da un lato, la piazza sulla quale la neve cadeva copiosa,
e, dall'altro, il fiume Neva. Le sue acque gelide, specchiavano le mura, bianche e verdi dell'edificio, dove le sue quasi duemila finestre illuminate preannunciavano l'avvenimento della serata, una delle tante magnifiche feste di corte che io ero solito tenere. Amo lo sfarzo, le luci, la bellezza degli abiti, dei gioielli, la compagnia delle cortigiane;


per altro, mia moglie Caterina, ne è a conoscenza, ma poco m'importa. Lei è una donna intelligente, ricca di fascino e di potere. Io sono un cosiddetto "sovrano illuminato". Il processo di modernizzazione della Russia arretrata sta dando i suoi frutti e, oggi, il resto del mondo guardano a noi, alla Russia, come alla prima potenza europea.
Osservo la stanza in cui mi sto riposando: i suoi stucchi dorati, i soffitti finemente decorati, gli specchi, il Barocco pietrino, che porta il mio nome; tutto mi fa sentire un sovrano di notevole spessore e d'intelligenza. Amo la collezione di opere d'arte del Museo dell'Hermitage. Certo, non potrei, oggi, immaginare gli avvenimenti terribili dei quali, un giorno,

questo sontuoso palazzo potrebbe divenir tristemente testimone, ma, per il momento, mi godrò tale sfarzo e splendore.

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