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Gerusalemme. Popoli uniti nella preghiera

Muro del Pianto
Erode "il Grande". 19 a.C.
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Un giorno,

decisi di abbellire ed ingrandire il Secondo Tempio di Gerusalemme,
la grande ricostruzione dell'originale tempio di Salomone. Era un'opera magnifica ed io, interessato all'armonia degli edifici, pensai bene di edificare un lungo ed alto muro tutt'attorno all'area del tempio. In quel periodo, ero re di Giudea, sotto il protettorato romano. Grazie ai miei interventi, il Secondo Tempio venne ricordato come Tempio di Erode.


Il muro faceva parte di una costruzione che circondava tutto il Monte del Tempio, includendo il Secondo Tempio. Il luogo era il centro culturale e spirituale del Giudaismo, ma, nel 70 d.C., venne distrutto senza alcuna pietà dall'imperatore romano Tito, il quale lasciò, appunto, soltanto il muro. Lui lo vedeva come un monito della potenza di Roma,
mentre gli Ebrei lessero l'accaduto come la promessa di Dio di restare sempre legato al suo popolo. Il muro, detto anche Kotel o Muro Occidentale prende il nome di Muro del Pianto in quanto simbolicamente ricorda ai fedeli ebrei la perdita del luogo a loro più sacro al mondo. Il luogo quindi, sacro anche al momento della sua costruzione,

assume oggi un significato pregno di spiritualità, ricordo, devozione. Da secoli, gli Ebrei in preghiera inseriscono bigliettini nelle fessure tra una pietra e l'altra del muro, chiedendo a Dio di aiutarli nelle tribolazioni personali e di far tornare il loro popolo in esilio, nuovamente nella terra di Israele.

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